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In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Commento:
Piega il mio corpo, Signore, irrigidito dall’orgoglio e dalla presunzione perché non cada nel farisaicosenso dell’autosufficienza da Te e dai fratelli e sorelle che mi poni accanto. Il mio corpo sia segno visibile della coscienza di essere piccolo, povero, custode di un dono infinitamente smisurato.Quanto è facile trovare la pagliuzza nell’occhio degli altri, quanto è arduo per me farmi cosciente della trave conficcata nel mio cuore di cui l’occhio ne èlo specchio. La strada che hai scelto, incarnandoti, è quella dell’umiltà, del nascondimento di Nazareth, delfuggire le folle che ti volevano re, del passare lunghe notti in ascolto della volontà del Padre. Aiutami a non appoggiarmi sul bisogno del consenso, sull’accumulo dei trofei di gloria e di bravura.Mantieni in me, come un pungolo la coscienza delle mie miserie, non tanto per una forma maso chista di umiliazione, quanto per credere sempre più che senza il tuo amore, senza la tua misericordia, senza la tua fedeltà io sarei perduto e senza senso.