Storia e Arte

Tesori d’arte e spiritualità
L'istituzione da parte del Vescovo di Treviso della Collaborazione pastorale di Zero Branco sono un invito a vivere e testimoniare quella “conservazione della memoria” che ci rende consapevoli del nostro passato e pronti ad affrontare le sfide del momento storico che stiamo attraversando. Da questo punto di vista la conoscenza e la valorizzazione della storia e delle opere delle nostre chiese sono un’occasione preziosa per compiere un viaggio biblico, spirituale e teologico, che è fatto non solo di pietà e devozione, ma anche di quella bellezza che eleva l’animo alla contemplazione del Divino.

L’arcipretale di Zero Branco
Partiamo da una breve presentazione delle vicende relative all’arcipretale di Santa Maria Assunta di Zero Branco. La sua antichità è comprovata da una bolla papale del 1152, che la elevava alla dignità di Pieve. Ampliata ed abbellita più volte, l’arcipretale venne riedificata agli inizi del XVII secolo e riconsacrata, nel 1642, ad opera del vescovo di Treviso Marco Morosini.

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Nel luminoso interno a tre navate, decorato da eleganti stucchi settecenteschi, si conservano diverse e pregevoli opere d’arte. Spicca fra tutte la Pala dell’altar maggiore, raffigurante la Madonna col Bambino in trono e i Santi Pietro, Marco, Paolo, Giovanni Battista e un Angelo musico. E’ quasi certamente opera di Vittore Belliniano, un maestro attivo nei primi due decenni del Cinquecento, allievo di Giovanni Bellini, di cui riprende lo schema iconografico e l’armoniosa e pacata disposizione dei personaggi. Ricordiamo poi la Pala seicentesca della Madonna del parto di Jacopo Palma il giovane, che spicca per i morbidi e pastosi giochi chiaroscurali che accolgono la figura della Vergine in attesa. Oltre ai due splendidi altari marmorei del Settecento, dedicati alla Santissima Trinità e a San Gaetano, merita infine un’attenzione particolare il San Sebastiano di Cosroe Dusi (1808-1859). Dipinta dal grande pittore veneziano ottocentesco, a lungo attivo alla corte degli Zar in Russia, la tela, recentemente restaurata, ravviva il patetismo della figura del Santo martirizzato con il motivo dell’albero contorto e le L’suggestioni di un paesaggio dal timbro romantico e tuttavia scaldato da un pastoso colorismo di matrice tizianesca.

I dipinti di S. Alberto e Scandolara

8La seconda tappa del nostro percorso storico-artistico è la visita alla chiesa di Sant’Alberto, edificata tra il 1875 e il 1888, su progetto dell’architetto Luigi Barbisan di Morgano di Badoere.La sua storia e le sue opere sono state, negli ultimi anni, oggetto di un attento e minuzioso studio di Giorgio Fossaluzza e Chiara Torresan, che hanno curato lo splendido volume recentemente pubblicato (Edizioni Stilus, Zero Branco, 2012). Tra le numerose opere d’arte presenti all’interno della chiesa merita particolare attenzione la tela della Madonna del Rosario e i Santi Rocco, Sebastiano, Lorenzo e Domenico di Guzman, opera di Bartolomeo Orioli (1567-1629). Di pregevole fattura, essa testimonia la devozione ai Misteri del Rosario e l’importanza del Concilio di Trento che promosse e difese il valore e la spiritualità dell’Arte Sacra, chiedendo agli artisti di dipingere opere che si segnalassero per la chiarezza enunciativa e la capacità di trasmettere vivi sentimenti di pietà, fede e devozione.

L’ultima tappa del nostro itinerario spirituale e teologico, prima che storico, è la parrocchiale di Scandolara, dedicata a San Rocco. Dipendente un tempo dalla Pieve di Trebaseleghe e dalla storia ormai plurisecolare, la chiesa, dall’impianto spaziale molto antico, addirittura quattrocentesco, ha subito nell’Ottocento tutta una serie di consistenti lavori di restauro e di abbellimento, tesi anzitutto ad adattare le vecchie strutture edilizie preesistenti alle mutate esigenze del culto e alle necessità del popolo.

9Al suo interno si conservano diversi dipinti di pregevole fattura (i più recenti risalenti al 2005, vedi articolo a pag. 24), i più importanti dei quali, risalenti al Settecento Veneto, vennero acquisiti negli anni ottanta del XIX secolo, dall’allora parroco Don Giovanni Bertoldi. Una delle tele conservate nella Parrocchiale è stata recentemente oggetto di un attento lavoro di restauro.

Si tratta della Pala della Beata Vergine del Rosario, opera di Giovanni Spoldi, un pittore attivo a Venezia e in terraferma negli ultimi decenni dell’Ottocento. In questo quadro, che raffigura la Vergine col Bambino e un Angelo musico, egli dimostra di saper riprendere gli stilemi tardo-quattrocenteschi di Palma il vecchio, di Cima da Conegliano e di Vittore Carpaccio, con grazia, delicatezza ed un sottile lirismo, ravvivato da squillanti effetti di colore.

Attenzione sempre viva
Zero Branco è terra di religiosità radicata. Lo si vede dal notevole numero di vocazioni, soprattutto femminili, ma non solo.
Il territorio comunale di Zero Branco, e precisamente la comunità di Scandolara, ha dato i natali a mons. Corrado Pizziolo, attuale vescovo di Vittorio Veneto. Fino alla sua ordinazione episcopale, avvenuta nel 2008, è stato sacerdote diocesano assumendo tra l’altro l’incarico di vicario generale.

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A mons. Pizziolo è molto legata anche la comunità di S. Alberto. Qui infatti vivono i suoi famigliari. Sono di Zero Branco tre preti diocesani: don Sergio Pellegrini, don Giuseppe Busato e don Matteo Gatto, mentre don Giovanni Foschini è di S. Alberto. E’ deceduto lo scorso anno a quasi cento anni don Armando Durighetto. Zerotino di origine, era il parroco più anziano d’Italia. Come si accennava, molte le vocazioni religiose famminili, soprattutto tra le suore Carmelitane presenti a Zero Branco. Originari del paese anche alcuni missionari, tra i quali padre Albino Gomiero da Scandolara (in Brasile) e padre Andrea Dentelli di Zero Branco (in Perù).

 


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