Gesù non si rassegna davanti alle nostre paure e davanti alle porte chiuse del nostro cuore. Entra nonostante le porte chiuse e sta in mezzo, al centro, nel luogo che gli spetta e che tante volte gli abbiamo tolto. Sta nel mezzo della comunità, in mezzo alla Chiesa, riappropriandosi di quel posto che tante volte abbiamo invece dato ad altri o di cui ci siamo impossessati. In quel luogo, in quei cuori abitati dalla paura, Gesù porta la pace. Sembra però che i discepoli facciano fatica ad accoglierla, perché quel saluto è ripetuto, in questa pericope, per tre volte. E, guardandoci intorno, ci rendiamo conto quanto sia difficile e non scontato accogliere questo dono, perché la pace impegna, impegna in particolare al perdono. Dal dono della pace, nasce l’impegno per la Chiesa a portare il perdono: una comunità che non è capace di perdono è prima di tutto una comunità che non trova pace in se stessa. Un cuore che non è capace di perdono è un cuore che non trova pace. Nonostante l’incontro con il Risorto, nonostante Gesù abbia attraversato le porte chiuse del cuore, dopo otto giorni quelle porte sono ancora chiuse. Il Cenacolo è ancora abitato dalla paura e dalla sfiducia: c’è ancora un cammino da fare, una conversione da intraprendere, la fede non è automatica. Tommaso è detto ‘didimo’, termine che possiamo tradurre come doppio o gemello. Entrambe le parole ci aiutano a capire qualcosa in più. Tommaso, infatti, è doppio perché alterna fede e...